Un sistema politico ed economico da riprogettare completamente.
O da abbandonare…

Da molti anni di occupo di finanza e di economia e le mie numerose letture mi hanno aiutato a comprendere la realtà economica e sociale riferita all’Europa come sistema economico e sociale che coinvolge oggi oltre 500 milioni di persone.
Durante il periodo di raccolta delle informazioni, reperimento delle radici storiche e delle fasi di costruzione di quello che avrebbe dovuto essere l’Europa dei popoli, mi sono reso conto della distopia tra i principi elaborati dai padri fondatori e quello che ha rappresentato l’Europa come sistema politico ed economico fin dalla sua fondazione nel lontano 2002 con l’adozione dell’Euro come valuta comune.
Dopo i libri “Game Over! Le regole del gioco. Preludio per la rivoluzione in Italia” di politica ed economia e un testo dedicato ai risparmiatori – Investire consapevolmente – ho ripreso la promessa di dedicare un titolo alla storia dell’Europa dei nostri giorni per capire meglio che lo stato attuale del nostro paese nel contesto europeo che ha portato più sciagure per tanti per la fortuna di pochi privilegiati che siedono sempre nei luoghi di potere politico ed economico che andrò ad analizzare in modo dettagliato.
Un testo di analisi storica e politica di un progetto di integrazione economica di un continente, l’Europa, in funzione di un ancora peggiore progetto di un nuovo governo mondiale(New World Order – N.W.O.).
Alcide De Gasperi nel dopoguerra insieme a Robert Schuman, Konrad Adenauer e Jean Monnet sono i padri europeisti. Politici di lungimirante intelligenza, erano convinti che l’Europa avrebbe dovuto superare gli egoismi nazionali, a partire dall’economia.
Questo spirito è stato puntualmente disatteso in quanto si era idealizzato un grande continente che potesse superare i conflitti e i danni provocati dalla seconda guerra mondiale in un insieme di popoli, culture e risorse da condividere per la crescita sociale ed economica dei paesi membri, ispirati da una cultura cattolica e umanistica che legava i promotori dell’iniziativa.
L’idea iniziale del dopoguerra era di favorire lo scambio di merci con l’istituzione nel 1951 del CECA, la comunità europea del carbone e dell’acciaio, tesa ad aprire un processo di integrazione economica sulle materie prime che hanno trascinato la ripresa economica e lo sviluppo industriale in Italia negli anni ’60.
De Gasperi intuì prima dell’avvio del cammino europeista la necessità di affrontare il problema della limitazione delle sovranità nazionali che sarebbe stato fortemente perseguito in primis dalla Germania e dalla Francia ma anche dall’ex Presidente del Consiglio italiano, prof. Mario Monti, che ha supportato tenacemente lo smantellamento della sovranità popolare e monetaria del nostro paese a favore di una integrazione europea che mostra evidenti segni di difficoltà e di sperequazione.
Una integrazione suggellata dal Trattato di Lisbona, firmato il 13 dicembre 2007 dai capi di stato e di governo dei paesi membri nel Monastero di Jeronimos a Lisbona (Portogallo). Detto Trattato, firmato per l’Italia dall’allora Presidente del Consiglio Romano Prodi e da Massimo D’Alema, Vice Presidente del Consiglio dei Ministri e Ministro degli Affari esteri, ha apportato ampie modifiche al Trattato sull’Unione europea e al Trattato che istituisce la Comunità europea, la quale ha istituito il MES, il famigerato Meccanismo Europeo di Stabilità, ribattezzato Trattato sul funzionamento dell’Unione europea. Rispetto al precedente Trattato, quello di Amsterdam[1], provvede al riparto di competenze tra Unione e Stati membri, e rafforza il principio democratico e la tutela dei diritti fondamentali, anche attraverso l’attribuzione alla Carta di Nizza del medesimo valore giuridico dei trattati.
E’ stato ratificato ed è entrato ufficialmente in vigore il 1° dicembre 2009.
Il fatto più eclatante è che questo trattato determina un percorso di perdita progressiva dei vari tipi di sovranità, popolare, monetaria e legislativa, a favore di un Parlamento che viene istituito da parte della Commissione Europea, composto da membri non eletti dai rispettivi popoli degli stati membri ma “indicati” dagli stessi.
Dette leggi vengono promulgate e proposte dalla Commissione Europea. La Commissione europea è una delle principali istituzioni dell’Unione europea, suo organo esecutivo e promotrice del processo legislativo. È composta da un delegato per stato membro: a ciascun delegato è tuttavia richiesta la massima indipendenza dal governo nazionale che lo ha indicato.
La Commissione rappresenta e tutela gli interessi dell’Unione europea nella sua interezza; avendo il monopolio del potere di iniziativa legislativa, propone l’adozione degli atti normativi comunitari, la cui approvazione ultima spetta al Parlamento europeo e al Consiglio dell’Unione Europea; è responsabile inoltre dell’attuazione delle decisioni politiche da parte degli organi legislativi, gestisce i programmi UE e la spesa dei suoi fondi.
Il problema sta che questi delegati sono stati scelti in base a criteri di convenienza dei rispettivi paesi membri che legiferano per tutelare interessi privati di gruppi multinazionali e società delle loro nazioni di provenienza, piuttosto che promuovere o tutelare i popoli europei! Consideriamo anche che questi soggetti propongono leggi al parlamento Europeo ma sono persone “non elette” dai rispettivi paesi membri dell’Unione Europea.
Aggiungo che solo in pochi casi c’è stata una modifica delle leggi proposte che normalmente venivano ratificate velocemente come se ci fosse stato un accordo pregresso o predeterminato a convalidare le proposte di legge presentato al Parlamento Europeo. Dire che preoccupante è poco.[Fonte: 2013 – Game Over! Le regole del gioco. Preludio per la rivoluzione in Italia, Gabrielli edizioni, autore Valerio Rossi].
Il libro vuole essere un contributo ad una migliore comprensione di leggi promulgate al di fuori del nostro paese ma che hanno influenzato e ancor di più influenzeranno gli impegni e gli obblighi che ci hanno imposto e continueranno ad imporci dei burocrati legati più ad interessi corporativi e di cartello piuttosto che al benessere e alla prosperità dei popoli aderenti all’Unione Europea.
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Iniziamo da uno dei politici più in vista del periodo relativo al preludio dell’adozione dell’Euro con una sua nota dichiarazione in merito:
“Con l’euro lavoreremo un giorno di meno, guadagnando come se lavorassimo un giorno in più“

Il pensiero del prof. Monti è la derivazione di un progetto mondialista e globalista ancor più che europeo che è stato pianificato e promosso dalla Commissione Trilaterale, in inglese, Trilateral Commission, da lui presieduta prima di essere incaricato a Presidente del Consiglio alla fine del 2011 che è un gruppo di studio (think tank) non governativo e non partitico fondato il 23 giugno 1973 per iniziativa di David Rockefeller, presidente della Chase Manhattan Bank, e di altri dirigenti e notabili, tra cui Henry Kissinger e Zbigniew Brzezinski.
Fa delle dichiarazioni scioccanti come testualmente cita: “non dobbiamo sorprenderci che l’Europa abbia bisogno di crisi, gravi crisi per fare passi avanti.
I passi avanti dell’Europa sono per definizione cessioni di parte delle sovranità nazionali ad un livello comunitario”
Ma recentemente il Prof. Monti si è spinto ben oltre: ascoltate un pò…
Intervento a LA7 del 9 dicembre 2021
Ma non ci sono solo pareri favorevoli ma anche critiche qualificate da parte di Premi Nobel per l’economia come Paul Krugman e Joseph Stiglitz di seguito riportati.
Quando negli anni novanta citavo l’Italia quale esempio di come i Paesi avanzati possano sopportare pesanti debiti pubblici, non ero naif. All’epoca l’Italia aveva una propria moneta, e il suo debito era denominato in tale valuta, è vero che era ancorata al marco tedesco, ma c’era sempre la possibilità di sganciarsi. Con l’adesione all’euro, l’Italia di fatto si è trasformata macro-economicamente in un Paese del terzo mondo, con i debiti in valuta straniera, e si è esposta a crisi del debito.
Adottando l’Euro, l’Italia si è ridotta allo stato di una nazione del Terzo Mondo che deve prendere in prestito una moneta straniera, con tutti i danni che ciò implica. (Paul Krugman)
Paul Robin Krugman (/ˈkɹuːɡmən/) (Albany, 28 febbraio 1953) è un economista e saggista statunitense. Attualmente professore di Economia e di Relazioni Internazionali all’Università di Princeton, ha vinto il Premio Nobel per l’economia 2008
E ancora.
Questa crisi, questo disastro [europeo] è artificiale […] e in sostanza questo disastro artificiale ha quattro lettere: l’euro.
Il problema dell’Euro, come diceva Stiglitz nel suo libro, è stata adottato dagli stati membri senza approntare le istituzioni per sostenerla, promuovendo un’integrazione economica che corre più veloce di quella politica.

Ma ci sono voci fuori dal coro che, in tempi non sospetti, ha dichiarato il suo pensiero di fronte and un folto pubblico a Berlino il 13 marzo 2012.
Si tratta del Dr. Matthias Rath, medico e scienziato tedesco che ha studiato al finco del Prof. Linus Pauling. Pauling si colloca tra i più celebri scienziati del XX secolo ed è stato vincitore di due premi Nobel, per la chimica nel 1954 e per la pace nel 1962.
CONCLUSIONE
Finché lo spirito solidale e opportunistico di utilizzare una moneta unica come vantaggio comune non diventerà una realtà condivisa e diffusa in tutti gli strati sociali, non ha senso farsi governare a casa propria da entità straniere e astratte come il Parlamento Europeo che è diventato palesemente una lobby di potere extranazionale di dubbia valenza e utilità per i popoli.
Ma cambiare si può, e si deve.
La risposta è unica e inattaccabile: una valuta digitale decentralizzata e popolare diffusa.
E nel mio prossimo libro vi spiegherò come si può fare.
Come citava Martin Luther King, che ho messo nell’introduzione alla prefazione, può darsi che non siate responsabili della situazione in cui vi trovate ma lo diventerete se non fate nulla per cambiarla.

Di seguito potete visionare ed ascoltare la presentazione del mio libro grazie alla favorevole accoglienza dell’editore Dott. Maurizio Monti.
La domanda con cui vi lascio riflettere è la seguente:
Conviene rimanere in questa “Europa” con l’Euro oppure scegliere una via diversa e più identitaria e con il ripristino della propria sovranità monetaria
Non mi resta che lasciarvi un famoso detto di manzoniana memoria:
“Ai posteri l’ardua sentenza.”
Ai posteri l’ardua sentenza è un’espressione che si trova nella parte centrale dell’ode manzoniana Il cinque maggio ed è la risposta che Manzoni dà alla domanda che rivolge ai propri lettori: «Fu vera gloria?», riferendosi naturalmente all’intera vicenda napoleonica. Manzoni, che fino alla morte di Napoleone Bonaparte aveva mantenuto un atteggiamento di riserbo nei suoi confronti, non si sbilancia e lascia che sia la storia a dare la difficile valutazione.
L’espressione è divenuta proverbiale, a indicare che, di fronte a una situazione controversa e ambigua, si preferisce sospendere il giudizio e lasciare alle generazioni future la valutazione dei fatti. Talvolta l’espressione è usata anche con intenti velatamente ironici o in contesti scherzosi.
Fonte: https://www.scuola-e-cultura.it/frasi-celebri-modi-dire/ai-posteri-l-ardua-sentenza.htm
Grazie per l’attenzione!
Valerio Rossi, formatore, saggista e divulgatore digitale.
12 febbraio 2022.